Oggi vi voglio parlare di un’altra arte a cui sono profondamente legato: l’arte di suonare le campane tibetane anche chiamate “Singing Bowl” (ciotole per il canto) utilizzate per la meditazione sonora.
Si narra che le campane tibetane risalgano a 3000 anni fa, ai tempi della Dea Shiva, e che venissero prodotte solo in alcuni periodi dell’anno in base alle fasi lunari.
La composizione delle campane tibetane è la caratteristica che probabilmente le rende così originali: sono infatti realizzate con una particolare lega di sette metalli, ognuno dei quali fa riferimento ad un particolare pianeta.
Oro – Sole
Argento – Luna
Mercurio – Mercurio
Rame – Venere
Ferro – Marte
Stagno – Giove
Piombo – Saturno
Uno “strumento” veramente unico e particolare.
Per quanto mi riguarda è stato amore a prima vista, o meglio a primo suono. Dopo aver sentito un concerto con le campane tibetane me ne sono innamorato.
Quando vengono percosse, emettono un suono profondo, lungo, infinito, vibrante e unico, in grado di oltrepassare la barriera del corpo riuscendo così a massaggiarne le parti più nascoste e ad entrare nel tuo IO più profondo. Personalmente il loro suono ha il potere di trasportarmi in mondi lontani, in viaggi fantastici.
Fondamentali sono anche le vibrazioni prodotte dalle campane tibetane. Il suono prodotto infatti riproduce l’OM, la sacra sillaba da cui ha avuto origine l’universo, che ha un effetto estremamente calmante.
Questa esperienza mi ha spinto ad imparare a suonare questo strumento centenario, apprezzarlo sempre di più e, nei momenti in cui ne sento la necessità, lo suono e le sue vibrazioni mi portano lontano.
Spesso, dopo una “sessione” di campane tibetane, mi metto subito all’opera su una nuova creazione spinto da una forza interiore incredibile e da una rinata creatività.
Se vi capita non fatevi sfuggire l’occasione di andare ad assistere ad una sessione ne resterete affascinati.